Giuseppe Ungaretti e la sua Poetica

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Introduzione 

Il Novecento è un secolo indefinibile. Generazioni diverse in Paesi diversi vivono esistenze differenti, a volte radicalmente, basti pensare agli anni della Grande Depressione negli Stati Uniti e al boom economico in Italia durante gli anni Sessanta.

Il secolo attuale è figlio del secolo passato, e le vicende di oggi mantengono un legame profondo con le bellezze e le tragedie che caratterizzano il Novecento. Un mondo di guerra, di violenza, ma anche un mondo che vi si oppone.

Un sentimento d'incertezza aleggia nell'aria, mentre i giovani decidono di ribellarsi alla figura indiscussa dell'autorità. Le Guerre Mondiali sconvolgono il mondo, causano decessi mai visti, portano alleanze e opposizioni tra i governi. Sanguinosi conflitti scuotono l'animo. Si cerca di agire, pur non sapendo come. Si cerca di uscire fuori dalla regola, dalla tradizione. È in questo contesto che s'inseriscono le nuove correnti artistiche, alternative a quelle dei secoli precedenti. Si tende a tentare di comunicare in modo immediato, a muovere gli altri ad agire, a esprimere nitidamente le proprie emozioni. Proprio in questa fase nasce la poesia ermetica, caratterizzata da versi brevi, soventemente liberi e sciolti, come il mondo in cambiamento che cerca di slegarsi dalla tradizione del passato.

Giuseppe Ungaretti

Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d'Egitto nel 1888. I genitori sono originari di Lucca, ma sono emigrati ad Alessandria per lavoro. Il padre Antonio, operaio agli scavi del colossale canale di Suez, muore quando il figlio ha due anni. La madre lavora in un forno, guadagnando abbastanza soldi da riuscire a mandare il figlio in una prestigiosa scuola in lingua francese, la École artistique Jacot. In questo periodo si interessa alla letteratura, sia italiana che francese, in particolare a Leopardi, Rimbaud, Mallarmè e, grazie all'amico Mohammed Sceab, a Baudelaire. Nel 1912 migra a Parigi, dove si iscrive alla Sorbona e frequenta le lezioni tenute dal filosofo Henri Bergson. Due anni dopo, rientra in Italia e si arruola come volontario per partecipare alla Prima Guerra Mondiale, come soldato semplice, sul Carso. Nel 1916 esce la raccolta "Il Porto Sepolto", concepita durante la guerra. Verrà ristampata più volte con titoli diversi, fino ad assumere, quindici anni dopo la prima edizione, il titolo definitivo di "L'Allegria". A seguito dell'armistizio rimane a Parigi, dove si sposa. Nel 1921 si stabilisce a Roma, una Roma che fa da sfondo alla raccolta "Sentimenti e Tempo" del 1933. Tre anni dopo si reca in Brasile, dove insegna Letteratura Italiana all'università. La sua successiva raccolta, "Il Dolore", è maturata a seguito della morte del figlio Antonietto, di nove anni, nel 1939. Rimane in Brasile per sei anni, prima di tornare in Italia, dove continua a pubblicare versi. Nel 1969 unisce le proprie poesie in un unico volume, "Vita d'un Uomo". Nonostante l'età avanzata, continua a frequentare letterati. Muore improvvisamente a Milano il primo giugno 1970.

FRATELLI

Mariano il 15 luglio 1916

Di che reggimento siete

fratelli

Parola tremante

nella notte

Foglia appena nata

Nell'aria spasimante

involontaria rivolta

dell'uomo presente alla sua

fragilità

Fratelli.


Questa poesia, il cui titolo originale era "Soldati", incarna l'umanità di un uomo in guerra. La data e il luogo sono segnalibri di un libro, l'esperienza dilaniante del conflitto. La foglia si pone, in Ungaretti, come un elemento essenziale, quasi un simbolo universale di fragilità. Colpisce, inoltre, quel legame che il poeta cerca di stabilire con gli altri soldati, come se fossero suoi fratelli, persone con cui condividere momenti e ricordi. La domanda "di che reggimento siete" sorge di notte, ma non v'è reale interesse nel conoscere la risposta. Al contrario, infonde nel poeta la speranza di un possibile contatto umano.

LA LUNA RIMARRÀ LA LUNA

La luna rimarrà la luna

e ci saranno sempre
giovani che di sera
al suo lume appartati
si sorprenderanno
a dire parole felici.
Anche se troppi
i satelliti artificiali 
non riusciranno mai
con le loro indiscrete apparizioni
a disturbarne l'incanto antico.

La scena descritta da questa poesia è idilliaca, sul paesaggio regna la luce del satellite naturale della Terra. I satelliti artificiali non disturbano i giovani, i quali si rivolgono dolci parole, incantati dalla luna, in un'atmosfera di felicità e di sorpresa. È una situazione familiare, riservata, a cui si contrappone l'universale luce lunare, che offre rassicurazione e conforto.

STELLE

Tornano in alto ad ardere le favole.

Cadranno le foglie al primo vento.

Ma venga un altro soffio,

Ritornerà scintillamento nuovo.


In questa poesia, l'incessante scintillare delle stelle è un approdo sicuro, mentre le foglie cadono al soffio del vento e le favole ardono nel cielo. È eterno il bagliore che le stelle, nella loro mutezza, sprigionano. L'uomo è piccolo di fronte all'universo, e si rinnova la meraviglia di fronte alla bellezza che lo circonda, imperturbabile.

SAN MARTINO DEL CARSO

Valloncello dell'Albero Isolato il 27 agosto 1916

Di queste case

non è rimasto

che qualche

brandello di muro

Di tanti

che mi corrispondevano

non è rimasto

neppure tanto

Ma nel cuore

nessuna croce manca

È il mio cuore

il paese più straziato.


In questa poesia emerge la malinconia del poeta durante la guerra, che si guarda intorno e osserva quante persone sono venute a mancare, persone care che lo hanno accompagnato durante il conflitto. La loro mancanza lascia un profondo segno nel cuore straziato del poeta.

SEGRETO DEL POETA

Solo ho amica la notte.

Sempre potrò trascorrere con essa

D'attimo in attimo, non ore vane;

Ma tempo cui il mio palpito trasmetto

Come m'aggrada, senza mai distrarmene.

Avviene quando sento,

Mentre riprende a distaccarsi da ombre,

La speranza immutabile

In me fuoco nuovamente scova

E nel silenzio restituendo va,

A gesti tuoi terreni

Talmente amati che immortali parvero,

Luce.


In quanto poeta, Ungaretti si sente custode di un segreto, come una speranza. È amico della notte, delle sue ombre, del battito umano che la anima. In lui nasce una speranza, come un fuoco fatuo, un forte amore, che pare una luce quasi immortale. Negli ultimi versi, il poeta si rivolge a un "tu" non meglio specificato, di cui possiamo immaginare l'identità.

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